FARE FARE FARE!
La tematica “tempo” è da sempre un filo spinoso in mano ad ognuno di noi.
Si pensa di averne un infinità di tempo, e di fatto è così, il tempo è illimitato.
Il passaggio che facciamo fatica a fare è che in realtà siamo noi ad avere una scadenza.
Quanti giorni pensi di avere a disposizione, pensando di vivere almeno fino a 80 anni?
Facendo un rapido calcolo, dividendo gli anni in giorni verrebbe 29.200.
Waoooo quanti!
Ecco il punto, il cervello il calcolo lo fa, ma poi gli risulta incomprensibile riconoscere quanto questa cifra possa essere impattante per la nostra vita.
Inoltre già dovremmo togliere i giorni che abbiamo vissuto, ma andiamo per gradi.
Invece di pensare ai giorni, focalizziamoci sulle settimane, ottenendone 4.171.
Una cifra già più accettabile.
Quante ne hai vissute fin’ora?
Se hai 49 anni come me, sei oltre la metà, se ne hai di meno, meglio, ma comunque un po’ di strizza ti viene, o no?
In effetti questa non è proprio una bella notizia.
Allora guardiamo la situazione da un altro lato, e troviamo il modo di rendere profittevole il nostro tempo.
Il fatto di avere così poche settimane a disposizione, se si porta il ragionamento alla sua conclusione logica, significa liberarsi di un enorme peso.
Raggiungendo la piena consapevolezza del poco tempo che si ha da vivere, le cose superflue tendono a scivolare via – e paradossalmente, si ha più tempo per le cose davvero appaganti.
Sulla carta non fa una piega, bisogna metterlo in pratica.
Come?
Attenzione all’ansia da prestazione!
Attenzione a focalizzarci troppo sul fare.
Do to list giornaliere per tenerci sul pezzo ci possono far vivere come prioritaria la produttività.
Le liste di cose da fare ci impegnano molto e ci stressano, senza riuscire mai a dedicarci agli obiettivi di lungo periodo che per noi sono davvero importanti.
Continuiamo, insomma, a rimandare la vita ad un futuro in cui avremmo finito di occuparci di tutto il resto, invece di viverla.
Burkeman nel suo libro “Four thousand weeks: Time management for mortals” scrive:
“Nessuno, nella storia dell’umanità, ha mai raggiunto l’equilibrio ‘lavoro-vita privata’”.
“La gestione del tempo, come la intendiamo noi, è un fallimento totale”, dice Burkeman.
“Quella della produttività è una trappola. Diventare più efficienti ci fa solo correre di più e destreggiarsi tra mille cose non significa altro che ritrovarsi più velocemente con nuovi impegni.”
A me ha creato disagio leggere queste parole.
“Tutte le volte che ci lasciamo distrarre, cerchiamo di sfuggire a un doloroso incontro con la nostra finitezza”, scrive Burkeman, “ed è un’esperienza che ci mette molto a disagio proprio perché ciò che dovremmo fare è qualcosa a cui attribuiamo molta importanza”.
Finitezza è una parola meravigliosa perché riguarda proprio la comprensione dei nostri limiti.
Rincorriamo le cose e le situazioni illudendoci di essere perfetti ed infiniti.
Ma non lo siamo.
Accettare questa imperfezione, e farsene una ragione, e gettarsi lo stesso a capofitto nelle cose importanti – specialmente se pensate che potrebbe essere un fallimento.
Perdere tempo è una cosa buona, a patto che siate VOI A DECIDERE!
Venire a patti con la propria finitezza vuol dire anche capire che non si può dedicare tutto il tempo alle cose importanti.
C’è bisogno di pause!
Dedicate spazio a voi, alle vostre passioni, a coltivare le vostre relazioni.
Non c’è niente di male ad avere una lista di cose da fare.
Mettere insieme tutti gli impegni ci permette di doverci pensare una volta sola (invece di essere costantemente infastiditi dal pensiero di quello che dobbiamo fare dopo).
Si può, anzi, usare la lista per essere più attenti a come procrastinare – perché anche mettendocela tutta, ci sarà sempre qualche incombenza da rimandare.
Alla fine della tua vita vorrai guardarti indietro e dirti: “Ho fatto tante cose”
oppure “Ho fatto cose che mi hanno fatto vivere una vita appagante?”
Buona riflessione!
Ilaria Pradella
Life&Business Coach