Green pass – ci sono problemi di privacy?
A cosa serve il Green Pass?
Il Green Pass serve ad attestare le diverse condizioni che permettono gli spostamenti o l’accesso a convegni, fiere, congressi ed eventi sportivi e in generale a spettacoli aperti al pubblico, ma anche per l’accesso a ristoranti, bar e altri luoghi dove si effettua attività di ristorazione con servizio al tavolo. Queste condizioni sono: a) il completamento del ciclo vaccinale; b) l’avvenuta guarigione da Covid-19; c) l’effettuazione del test antigenico rapido o molecolare con esito negativo al virus.
Mediante l’utilizzo di un’app chiamata VerificaC19, il personale addetto ai locali avrà la possibilità di verificare la validità e l’autenticità dei Green Pass presentati dai clienti.
L’art. 9, comma 10 del D.L. 52/2021, sulle misure urgenti per la graduale ripresa delle attività economiche e sociali, riporta che le modalità di controllo (chi deve accertare i Green Pass, i tempi di conservazione, la loro validità e l’integrità, le misure per la tutela dei dati…) dovranno essere individuate con apposito DPCM, che dovrebbe essere emanato prima del 6 agosto.
E che accade nelle more dell’adozione del DPCM?
L’articolo sopra richiamato legittima l’utilizzo dei documenti attestanti l’avvenuta vaccinazione o guarigione, o ancora l’effettuazione di un tampone, rilasciati da strutture sanitarie pubbliche e private, dalle farmacie, dai laboratori di analisi, dai medici di medicina generale e dai pediatri.
Per cui, fino all’emanazione del DPCM, i certificati cartacei valgono, ma potrebbero rendere inutili le salvaguardie indicate dal Garante Privacy proprio per evitare di diffondere informazioni non necessarie ai verificatori.
L’app Verifica C19 consente di controllare l’autenticità del Green Pass e di conoscere le generalità dell’interessato, senza tuttavia rendere visibili le informazioni che legittimano l’emissione della certificazione, come: l’eventuale guarigione, la vaccinazione o l’esito negativo del test molecolare/antigenico rapido) e senza conservare i dati oggetto di verifica.
Esibendo però i documenti attestanti la guarigione o vaccinazione o l’effettuazione del tampone, avremmo una violazione al principio della c.d. “minimizzazione del trattamento dei dati sanitari”, poiché questi contengono una quantità di dati rilevante. Ci si augura che questo rischio venga abbattuto, in quanto, il controllo da parte di soggetti privati delle Certificazioni Verdi è di fatto subordinato all’emanazione del DPCM sopra richiamato che dovrebbe dare il via all’utilizzo dell’app Verifica C19.
Verranno creati database, o sarà sufficiente la visione?
È un problema da risolvere: si registrano già anomalie come ristoratori che invitano i clienti a effettuare prenotazioni via e-mail allegando la certificazione; cosa decisamente errata da fare, in quanto stanno chiedendo dati soggetti a massima tutela della privacy, in quanto dati sanitari e dunque, appartenenti alla categoria dei dati c.d. “sensibili”.
Sarà obbligatorio il Green Pass per accedere ai luoghi di lavoro?
Il Garante della Privacy ha espresso parere negativo, al momento, sulla possibilità da parte del datore di lavoro di chiedere ai propri dipendenti di fornire informazioni sul proprio stato vaccinale o la copia dei documenti che attestino l’avvenuta vaccinazione.