I software per controllare i dipendenti in smartworking. Futuro distopico o presente?
Il team di ricerca Microsoft ha sviluppato una nuova applicazione in grado di analizzare in modo automatico le espressioni delle persone durante le riunioni video.
Infatti, il bot di Microsoft Teams è in grado di” leggere” la dimensione para-verbale dei partecipanti alla riunione e mette in evidenza i più espressivi e dinamici.
In un documento di Microsoft Research pubblicato il mese scorso e poi individuato da NewScientist, l’azienda descrive: “AffectiveSpotlight: Facilitare la comunicazione delle risposte affettive dei membri del pubblico durante le presentazioni online.”
Questo software è basato sulle reti neurali e analizza i cenni del capo, il movimento degli occhi, delle labbra e delle sopracciglia, il corrugamento della fronte. L’intento sarebbe quello di testarlo in occasione di videoconferenze, per consentire al relatore di monitorare il grado di concentrazione del pubblico a cui sta parlando.
Il campo di azione di AffectiveSpotlight però è potenzialmente molto più ampio. Lo dimostrano i software di produttività già esistenti, adottati dalle aziende per controllare i dipendenti che lavorano da casa tramite cellulare e computer. Si può applicare anche allo smartworking per controllare il dipendente a distanza.
L’articolo 41 della Costituzione prevede la libertà di iniziativa economica del datore di lavoro, purché questa sia esercitata nel rispetto della libertà e dignità umana.
I limiti al potere di controllo del datore di lavoro derivano dal diritto dei lavoratori al rispetto della loro riservatezza, della dignità personale, della libertà di opinione ed espressione.
La domanda che ci si pone legittimamente è: quale futuro per la privacy in questo scenario?