La Cina verso una normativa ispirata al GDPR
La Cina si sa, è molto abile nel prendere spunto dalle invenzioni e scoperte occidentali e replicarle ri-modellandole in chiave propria. Nel caso di specie, accade a livello normativo, in quanto si sta attrezzando per rispondere all’esigenza sempre meno prorogabile di gestire e assicurare una tutela dei dati personali dei propri cittadini, guardando al nostro Regolamento Europeo, notizia che lascia comunque qualche perplessità data la evidente insufficienza dell’impalcatura democratica del paese, impalcatura che dovrebbe reggere i principi cardinali di una normativa sulla tutela dei dati personali. Cosa cambia in sostanza: le aziende pubbliche e private saranno quindi chiamate a limitare in modo significativo la raccolta e la condivisione di dati personali sui propri utenti, e avranno l’obbligo di ottenere il consenso dai diretti interessati, così come avviene storicamente in Europa.
Il provvedimento, che dovrebbe essere applicato a partire al primo novembre rischia però di mettere in difficoltà l’attività di grandi società che fondano una parte significativa del proprio giro di affari proprio su un trattamento dei dati personali (in primo luogo sulla profilazione degli utenti) molto liberale, grazie alla morbidità del precedente set di norme.
Particolarmente severe saranno le sanzioni per i trasgressori che rischiano, analogamente e forse in entità maggiore a quanto previsto dal nostro GDPR, multe fino al 5% del fatturato annuo dell’azienda, oppure, nei casi più gravi, la sospensione della licenza commerciale o la chiusura definitiva dell’azienda.
In modo analogo alle disposizioni del Regolamento Europeo Gdpr, la nuova normativa cinese prevede che ogni azienda pubblica nomini un responsabile del trattamento dei dati (Data Protection Officer, conosciuto anche come DPO), il quale sarà responsabile di audit periodici sul rispetto delle norme. La reazione dei mercati a questa nuova normativa sulla privacy è stata abbastanza negativa, poiché i principali titoli tecnologici cinesi hanno visto un significativo ribasso, come segnala la caduta del 5% sul Nasdaq del Golden Dragon Index, l’indice che raccoglie i titoli delle aziende cinesi quotata negli Usa.